24.4.2017 | 18.47 – Il Governo nazionale farà le dovute pressioni affinché l’azienda Jindal Saw chiarisca quali siano i progetti futuri per lo stabilimento Sertubi di Trieste. È quanto emerso dall’incontro, svoltosi oggi a Trieste, al quale hanno preso parte il viceministro allo Sviluppo economico, Teresa Bellanova, la presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, e le rappresentanze sindacali dei lavoratori. “Ho assunto l’impegno con la presidente della Regione e con le organizzazioni sindacali di essere presente al tavolo con l’azienda, convocato il 2 maggio a Roma, al ministero per lo Sviluppo economico”, ha dichiarato Bellanova al termine della riunione, riscontrando la soddisfazione di Serracchiani e dei sindacati.
“Era importante – ha commentato Serracchiani – che oggi il viceministro incontrasse le organizzazioni sindacali poiché, come le è stato spiegato, Sertubi è l’azienda del nostro territorio che presenta le maggiori difficoltà di interlocuzione con la proprietà”. Il riferimento è alle continue richieste, risultate senza esito, rivolte dai sindacati e dall’Amministrazione regionale all’azienda indiana affinché chiarisse le proprie strategie imprenditoriali. “Abbiamo dunque bisogno della pressione che può fare il Governo e oggi mi ritengo molto soddisfatta per l’impegno che si è presa Bellanova”, ha sottolineato la presidente della Regione. Da Serracchiani è inoltre giunto l’auspicio che al tavolo partecipino sia i vertici di Jindal Saw che Antonio Gozzi, presidente di Federacciai e amministratore delegato del Gruppo Duferco, proprietario dell’area. “Spero entrambi capiscano – ha affermato la presidente Fvg – che per noi quello è un sito importante ed è fondamentale che la produzione dei tubi in ghisa rimanga nel nostro Paese”.
Stesso auspicio è stato espresso anche da Bellanova e dai rappresentanti sindacali, preoccupati che Jindal Saw possa decidere di trasferire la lavorazione finale dei prodotti in uno stabilimento estero, mantenendo a Trieste solo un punto commerciale. Dovesse avversarsi questo scenario, hanno spiegato gli operai, l’organico sarebbe ulteriormente ridimensionato. Attualmente lavorano in Sertubi ancora circa 70 persone dopo che negli ultimi anni sono stati licenziati 136 degli oltre 200 dipendenti.
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