L'immigrazione turca in Svizzera tra necessità e discriminazione - SWI swissinfo.ch

2022-07-22 17:52:25 By : Mr. Simon Chen

L'immigrazione dalla Turchia, sebbene meno nota di quella da Italia o Spagna, ha contribuito anch'essa allo sviluppo economico della Svizzera del dopoguerra. Una mostra concepita sugli album fotografici di famiglia racconta la vita di persone immigrate, tra accoglienza e discriminazione.

Giornalista basata a Berna, sono particolarmente interessata alle tematiche sociali, ma anche alla politica e ai temi riguardanti i social media. In precedenza, ho lavorato per dei media regionali, nella redazione del Journal du Jura e di Radio Jura Bernois.

Thomas Kern è nato in Svizzera nel 1965. Dopo una formazione di fotografo a Zurigo, ha iniziato a lavorare come fotoreporter nel 1989. Nel 1990 ha fondato l'agenzia fotografica svizzera Lookat Photos. Thomas Kern ha vinto due volte il World Press Award e ha ottenuto diversi riconoscimenti in Svizzera. Il suo lavoro è stato esposto in varie mostre ed è rappresentato in diverse collezioni.

"Ho detto al mio amico Sabit di portarmi dall'altra parte del fiume con una barca, perché non volevo incontrare nessun altro prima di partire. Non me lo avrebbero lasciato fare!".

Hüseyin Yavas racconta la sua partenza dalla Turchia per la Svizzera, sinonimo di liberazione, ma anche di strazio. È uno delle migliaia di uomini che negli anni Sessanta hanno risposto all'appello delle grandi aziende svizzere in cerca di manodopera, nella speranza di trovare una vita migliore.

Cinquant'anni dopo, sua figlia, la fotografa Ayse YavasLink esterno , ripercorre la sua storia e quella della sua famiglia allargata in una mostra al Museo cittadino di AarauLink esterno . Intitolata "Und dann fing das Leben an..." ("E poi la vita cominciò..."), presenta fotografie, documenti e registrazioni sonore. Le persone intervistate raccontano le loro esperienze in vari ambiti: lavoro, scuola, tempo libero, relazioni affettive, ecc. Il lavoro di Ayse Yavas e dell'etnologa Gaby Fierz fa luce, oltre che sui destini individuali, su un capitolo poco conosciuto dell'immigrazione svizzera.

Hüseyin Yavas, il padre della fotografa, ha deciso di immigrare in Svizzera un po' per caso. Nel 1963 è arrivato alla stazione ferroviaria di Brugg, nel Canton Argovia, per lavorare nell'industria. Negli anni successivi, ha trovato lavoro per 70 connazionali in aziende del Cantone. La sua storia è un filo conduttore della mostra.

Essa evidenzia anche la situazione dei lavoratori e delle lavoratrici provenienti dalla Turchia, che potevano entrare in Svizzera solo se avevano già un lavoro o un permesso di soggiorno. A differenza della Germania, che ha aperto le porte a centinaia di migliaia di persone dalla Turchia già nel 1961, la Svizzera non ha mai concluso un accordo di reclutamento con il Paese a cavallo tra Asia ed Europa.

Eppure, la Confederazione aveva firmato un'intesa di questo tipo con l'Italia nel 1946 e con la Spagna nel 1961. La cultura e la religione erano troppo diverse, sosteneva chi era contrario. "I lavoratori e le lavoratrici dalla Turchia non erano ufficialmente desiderati dalla Svizzera. Sono stati reclutati dalle aziende in modo mirato", affermano Ayse Yavas e Gaby Fierz.

Nemmeno l'opinione pubblica vedeva di buon occhio l'arrivo di queste persone immigrate. Si parlava spesso di "sovrappopolazione straniera" o del "problema turco". Questa immagine non è migliorata negli anni '80, quando sempre più attivisti/e politici e membri delle minoranze curde hanno cercato asilo nella Confederazione. Sono stati descritti come "falsi richiedenti l'asilo".

La popolazione elvetica si è comunque dimostrata accogliente. "Chi poteva permetterselo affittava una stanza in case svizzere", racconta Meryem Yavas, moglie di Hüseyin. La donna ricorda di essere stata accolta bene. Quando la coppia ha voluto mettere su famiglia, però, il messaggio è stato chiaro: "Non abbiamo posto per i bambini".

All'epoca, per le persone di origine straniera non era facile trovare un appartamento. I casi di razzismo erano frequenti. "Alcune agenzie immobiliari avvertivano che 'gli stranieri non sono i benvenuti'", ricorda Murat Muharrem Varan nella mostra.

Ayse Yavas e Gaby Fierz evidenziano anche le dolorose separazioni in alcune famiglie. In Svizzera, molte persone immigrate non riuscivano a trovare soluzioni per la custodia dei figli mentre lavoravano, perché le strutture di accoglienza dell'epoca erano troppo costose. Per questo motivo, negli anni '70 e '80, molti bambini e bambine sono stati affidati alle loro famiglie in Turchia, a volte per diversi anni.

Anche i bambini e le bambine di origine turca che frequentavano la scuola in Svizzera sono stati discriminati. Nell'esposizione di Aarau, una donna racconta che quando nella sua classe scomparve una collana, fu subito sospettata di averla rubata. Quando si capì che non era così, nessuno le chiese scusa.

Al di là delle esperienze di discriminazione, la popolazione svizzera e la diaspora turca hanno stabilito forti legami. "Erano più attraenti, curati ed eleganti dei nostri uomini svizzeri", ricorda Margrit Zimmermann, che ha sposato Hamdi Ulukurt, un giovane turco venuto in Argovia per lavorare.

Zimmermann parla dei primi sguardi scambiati in piscina, il luogo di incontro della gioventù. Oggigiorno, circa la metà dei matrimoni è celebrata tra due persone di nazionalità diversa, ma all'epoca questo avveniva raramente.

Attualmente, nella Confederazione vivono ancora 130'000 persone di origine turca, di cui quasi la metà ha ottenuto il passaporto elvetico.

Il popolo svizzero ha accettato il contributo supplementare a Frontex, la nuova legge sul cinema e la nuova legge sui trapianti di organi.

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

I commenti a questo articolo sono stati disattivati. Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

Questo contenuto è stato pubblicato il 23 apr 2022 23 apr 2022 Latifa Echakhch rappresenta la Svizzera alla Biennale di Venezia. L’artista parla della ricchezza di non dover rappresentare un’identità ben precisa.

Questo contenuto è stato pubblicato il 21 nov 2021 21 nov 2021 Si intitola "Celeste, bambina nascosta" e ripercorre la storia dell'immigrazione italiana in Svizzera dal Dopoguerra ad oggi.

Questo contenuto è stato pubblicato il 17 ago 2021 17 ago 2021 Il Museo di Storia di Losanna ripercorre la storia della presenza italiana nella capitale del Canton Vaud.

Una nuova ondata di immigrazione italiana interessa la Svizzera negli ultimi anni. Si tratta di una diaspora diversa da quella "storica", arrivata...

La percentuale di residenti stranieri è particolarmente elevata in Svizzera. La stragrande maggioranza proviene dall'Europa.

Questo contenuto è stato pubblicato il 04 giu 2020 04 giu 2020 Un'iniziativa popolare 50 anni fa prendeva di mira gli italiani in Svizzera. Iniziava la saga politica "Noi e gli stranieri" che prosegue tuttora.

Questo contenuto è stato pubblicato il 22 lug 2019 22 lug 2019 Il personale svizzero era molto popolare nel XIX secolo. Il lavoro è duro, ma le condizioni di vita sono migliori che nella campagna svizzera.

Questo contenuto è stato pubblicato il 21 mag 2016 21 mag 2016 Dal dopoguerra al 2002, centinaia di migliaia di italiani sono giunti in Svizzera come lavoratori stagionali, costretti a vivere in condizioni...

Scopri le nostre produzioni multimediali su temi quali l'industria farmaceutica svizzera, il rapporto tra Svizzera e oro sporco e la vita sulle Alpi.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

I tuoi dati sono usati per precompilare alcuni campi.

Una conferma via e-mail è stata inviata al tuo indirizzo.

Clicca sul link nella e-mail per attivare il tuo account.

Inserisci la tua e-mail. Riceverai un link per resettare la tua password.

Una e-mail per resettare la password è stata inviata al tuo indirizzo.

Clicca sul link nella e-mail per resettare la tua password.

Il vostro conto è collegato a 

Partecipa alle nostre discussioni. Puoi trovare una panoramica dei dibattiti in corso con i nostri giornalisti qui.

Fateci sapere quali argomenti vorreste discutere con il pubblico di SWI.

Partecipa alle nostre discussioni. Puoi trovare una panoramica dei dibattiti in corso con i nostri giornalisti qui.

Fateci sapere quali argomenti vorreste discutere con il pubblico di SWI.