Isola del Giglio: a caccia di rifiuti sui fondali - Cronaca - lanazione.it

2022-03-03 02:18:57 By : Ms. Bruce Chen

Isola del Giglio, 16 novembre 2021 - Qual è la qualità dei fondali a Isola del Giglio? Lo riveleranno Clean Sea Life, International Diving e Underwater Pro Tour che nei giorni scorsi hanno provveduto proprio al campionamento della temperatura del malre del Giglio in località Cala Cupa.

I termometri sono stati posizionati a tre profondità diverse (5-15-35 metri) come strumento di studio delle variazioni della temperatura dell’acqua del Tirreno centro meridionale: si tratta del progetto MedFever, fortemente voluto da Eleonora De Sabata, giornalista e fotografa, grande appassionata di biologia marina e ideatrice di diversi progetti a favore e in difesa del mare. Il progetto Underwater Pro Tour ha lo scopo di effettuare la mappatura dei fondali dell’Isola del Giglio per rilevare, segnalare e recuperare (ove possibile) o fare recuperare da terzi, i rifiuti ingombranti e non presenti proprio sul fondale.

Accanto a questo obiettivo di carattere ecologico-ambientale, l’associazione Underwater Pro Tour sfrutta i tour (e le immersioni dell’International Diving) per fare attività di ricerca sulla Pinna nobilis e sulla Pinna rudis. Lo studio è volto a determinare le attuali condizioni di questi organismi, ed in particolare, se sussistono individui sopravvissuti all’epidemia che ha decimato la popolazione di P. nobilis negli ultimi anni, e qual è, attualmente, l’incidenza della P. rudis. I dati raccolti verranno poi messi a disposizione dei Biologi marini dell’Università La Sapienza di Roma. Partiti dal Faraglione del Campese i tre volontari subacquei, Gianmaria Vettore, Fabio Forti e Graziano Lanini, si sono immersi con destinazione Punta Le Saline, in corrispondenza del promontorio del Mezzo Franco. In barca, Domenico Battistello, come sempre alla guida della Ladybird, la barca che l’International Diving di Giglio Porto ha messo a disposizione per tutta la durata del tour, Roberto Luisi, grande sostenitore nonché frequentatore assiduo del Giglio e Claudia Di Giuseppe, parte integrante del diving.

Un primo pedagno (pallone che da convenzione per il tour, segnala la presenza di rifiuti e viene lanciato in superficie dai subacquei in immersione) ha rilevato la presenza di un grosso tubo in ghisa. Il secondo pedagno lanciato in superficie è collegato ad un reticolo di cime, sagole e vecchie reti presenti sul fondale, impigliati agli scogli. L’ultimo pedagno, segnala la presenza di una matassa di dimensioni molto consistenti che si trova ad una profondità vicina alla superficie. Inizialmente si pensava fosse uno scoglio coperto da rete, ma, ad un esame più attento, si è potuto appurare che si tratta di una o più reti unite insieme a formare un corpo unico.

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