FIRENZE - L’Autorità idrica toscana ha chiesto una «relazione dettagliata» entro 7 giorni a Publiacqua. E vuole sapere tutto quello che è successo in lungarno Torrigiani e nelle zone limitrofe. Quanti altri guasti ci sono stati prima, fino a 2 anni fa, chi e come è intervenuto, se ha rispettato gli standard di servizio. Una richiesta eccezionale, motivata dallo stupore del direttore Alessandro Mazzei: finora la spa aveva dichiarato che dal lungarno passavano tubature di 600 mm in acciaio rivestito. Alla stampa hanno parlato di tubi da 700 mm in ghisa. C’è una differenza abissale: perché se la possibile causa della rottura è un eventuale aumento di pressione della rete, l’acciaio risponde meglio della ghisa. Ma per ricostruire quanto avvenuto occorre valutare anche altri aspetti. A partire dal video trasmesso dal Tg5 in esclusiva.
La ricostruzione di cosa è successo
La lingua d’acqua e fango che sprizza dall’asfalto sta invadendo la strada. Sono da poco passate le 6,30, è già partito l’allarme da Publiacqua perché la pressione della rete ha subìto un brusco calo. Le immagini del video (un uomo che cammina di fronte alla strada già crollata) non fanno vedere solo il cedimento dell’asfalto. Nella parte finale del video, quando riprende il lungarno nella zona verso Ponte Vecchio, c’è proprio quella lingua di acqua e fango che sembra stia invadendo per la prima volta la strada. Potrebbe essere questo un elemento centrale della ricostruzione. Ma non è sufficiente a spiegare fino in fondo le cause. Publiacqua sta preparando la relazione da consegnare al Comune e agli altri enti, ieri ha solo esposto un report al Cda riunito d’urgenza. Anche questo documento finirà nelle carte dell’inchiesta aperta dalla Procura di Firenze. Il fascicolo aperto dal pm Gianni Tei è per crollo colposo, senza indagati. La procura ha chiesto alla polizia giudiziaria di acquisire moltissimo materiale, a partire dai video della notte precedente al crollo. E allora, ripartiamo da quella notte.
Gl interventi di Publiacqua tra le 24:30 e le 3
A mezzanotte e trenta il telerilevamento della pressione di Publiacqua segnala un abbassamento in quella zona, in contemporanea parte la segnalazione dei vigili chiamati da cittadini e residenti, c’è un fiume di acqua in strada. Intervengono i tecnici e una ditta in appalto. Alle 3 gli operai vanno via, dopo aver chiuso il tubo della perdita, una decina di metri lontano da dove la mattina avverrà il crollo. Alle 4 l’acqua uscita prima è in gran parte defluita, come dimostra lo stesso video del Tg5 . Alle 6,30, nuova segnalazione: un altro calo di pressione. Pochi minuti dopo viene registrato il video e partiranno gli interventi. E, poche ore dopo, dalle prime riunioni emergerà l’ipotesi che la chiusura del primo tubo rotto abbia aumentato la pressione nella rete (già bloccata in altri quattro punti tra Ponte Vecchio e via dei Bardi ), facendo rompere un altro tubo: uno ad alta pressione, da diversi «bar», con un getto di acqua che quindi avrebbe potuto erodere la terra e scavare il buco, causando quindi il crollo. Ma qui partono le domande.
La prima è: quando si sarebbe rotto questo secondo tubo? Se la rete di rilevamento ha funzionato alle 0,30 ed alle 6,30, difficile pensare che non abbia registrato niente nelle ore notturne. Oppure, come sembrerebbe dal video, il tubo del lungarno si è rotto solo alle 6,30 di mattina, quando si è verificato il crollo? Se fosse successa davvero questa seconda ipotesi, significherebbe che l’erosione del terreno non è avvenuta solo la notte tra martedì e mercoledì: magari, potrebbe essere stata accentuata dalla perdita delle 0,30, quella poi bloccata. Magari, come hanno fatto notare anche alcuni geologi nei giorni scorsi, il terreno era già stato «ferito» dalle abbondanti piogge. L’ultima domanda è invece: se davvero durante la notte il tubo è stato rotto, ed è la causa della voragine, è possibile che quella condotta possa aver «lavato» quei 3 mila metri cubi? Dove li ha spostati?
L’«autostrada delle acque» e gli altri due tubi
Certo i tubi che passano dal lungarno sono 3: uno è ancora su (quello che porta l’acqua alle case prospicienti, da 400 mm di diametro). Gli altri due sono entrambi «adduttori», grandi tubi da 600 mm di diametro. È l’«autostrada delle acque» che arriva a Prato. Parte dall’Anconella con un tubo da 800 mm, poco prima del ponte alle Grazie si divide in tre tubi (due da 600 e uno da 400). Si ricongiungono in un unico tubo, con una nuova strozzatura poco prima del Ponte Vecchio, che passa da Borgo San Jacopo tornando a 800 mm di diametro. E poi prosegue sui lungarni verso l’Isolotto e da lì si dirama nel quartiere 4, mentre una direttrice prosegue per Prato. E proprio quel tubo (vecchio di 60 anni) si è già rotto negli anni passati due volte: nel 2005 a Santa Rosa, il 12 ottobre 2008 sul lungarno Soderini. Ma il nodo centrale è: quando davvero l’acqua ha cominciato a erodere il terreno che ha poi provocato il crollo della strada? Tutto in una notte o in un tempo più lungo? Per capirlo, serviranno anche alla procura consulenze tecniche.